Rosanna Minnella, Carratraca, Bonanno Editore, Acireale, 2008
Alcune frasi tratte dal libro "Carratraca"
«Il legame fra le due divenne tanto stretto che Bianca cominciò a confidare all’oca tutti i suoi pensieri, la sua preoccupazione per la guerra che insanguinava il suo regno, il dolore per le sofferenze patite dal suo popolo tanto bravo e laborioso; Dindina ascoltava attenta, non muoveva nemmeno una penna e persino il campanellino che portava al collo, dono di Bianca, taceva». (Bianca, l’oca saggia e le rane)
«Un giorno, uno dei tanti che scorrevano monotoni ed eguali, mentre passeggiava distratta in giardino, Elisa s’accostò al grande cancello: la strada era deserta, qualche lucertola sgusciava veloce fra le pietre, mentre s’udiva incessante il frinire delle cicale. La fanciulla stette un bel po’ a guardare, desiderando che passasse qualcuno con cui parlare. Le fate, che vogliono bene a tutti i bambini del mondo, la esaudirono […]». (Carratraca)
« “Mi fermo per vedere bene e raglio di gioia dinanzi alla bellezza”. “La bellezza? Ma cosa puoi capirne tu, piccola asina cresciuta in campagna, della bellezza?”, disse con un sorriso Carlitos». (Gillo e Gelinda)
« “Principessa sono io, l’oca, che ti parlo e ti ripeto che dovresti far sapere al tuo sposo quale pena affligge il tuo cuore, ne avresti sollievo” […]. Aziz ascoltava attento lo sfogo di Ghisla, capiva la pena che tormentava il cuore della sua dolce sposa, lui che amava oltre ogni cosa i lunghi silenzi del deserto, ed in cuor suo già sapeva cosa fare per restituire alla fanciulla il sorriso». (Il giardino di Ghisla)
«Didimo, che viveva nel bosco limitrofo alla fattoria, doveva la sua fama d’essere un tipo un po’ originale alla sua abitudine a leggere di tutto e per tutto il santo giorno, al non amare molto scendere dall’albero ed al portare gli occhiali, piccoli occhiali d’oro stretti sul naso con una molletta; per questi motivi molti animali della fattoria avevano accolto di malanimo la notizia che Didimo li avrebbe seguiti nel viaggio». (Il viaggio)
«Ciò che avvenne fu terribile. Così, mentre i cigni si riparavano fra le canne e Palomina e Manzanilla restavano nascoste nel folto della vegetazione, Linuccia vide che sulle acque del lago galleggiavano lenti le sciarpe ed i cappellini delle sventurate ed imprudenti compagne. Sospirò a lungo la piccola Linuccia, poi, sempre sospirando, ricominciò a sognare, felice d’essere solo una piccola oca dalle penne grigie». (La gara delle oche)
«Era una calda mattina primaverile e la piccola nuvola filava a… modestà velocità, incrociando allegra gli stormi di rondini che ritornavano a casa dopo il lungo inverno; fata Margherita era d’ottimo umore e con la mano salutava tante vecchie amiche, mentre all’orizzonte si vedeva la costa e già appariva, alta e solitaria, la montagna incantata». (Quando fata Margherita si arrabbiò…)
A Cura di Simona Zaccaria
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