Introduzione

Consigli a cura di Valeria Raciti e Simona Zaccaria

lunedì 4 gennaio 2010

Le avventure di Rodolfo Mario (R. Minnella)

 Rosanna Minnella, Le avventure di Rodolfo Mario, Bonanno Editore, Acireale, 2006


Alcune frasi tratte dal libro “Le avventure di Rodolfo Mario”.

«[...] in un verde pergolato di una modesta villetta, viveva una famiglia di ragni».

«I nomi! In casa De Ragnis era una tradizione antica imporre ad ogni figlio una coppia di nomi e il cavaliere Amilcare Ottobono, quando erano nati i suoi, l'aveva rispettata. Quindi i ragazzi De Ragnis avevano tutti due nomi. I nomi erano simpatici, originali: così uno dei figli si chiamava Taciturno Silvestro, ma ad onta del nome, era un simpaticone che sapeva raccontare bene le barzellette, un altro, nato quando il cavaliere si era dato agli studi di storia, era stato chiamato Adriano Augusto, e al più piccolo, proprio all'ultimo nato, la prolifica coppia aveva imposto un altisonante Federico Ruggero, in ricordo delle gloriose tradizioni imperiali di un'isola di cui ho scordato il nome. Frammischiato ai fratelli, il quarto o forse il quinto di una numerosa nidiata, vi era Rodolfo Mario».

«Avvenne che nel quartiere, proprio nella casa limitrofa a quella abitata dalla famiglia De Ragnis, venisse ad abitare madame Tarantola. Era una ragna anziana, dal carattere tetro e dallo sguardo cattivo».

«Un pomeriggio in cui i fratelli avevano iniziato una delle loro infinite discussioni su come mascherarsi per il Carnevale e Taciturno Tranquillo con le sue battute tormentava tutti, si udì bussare alla porta: tre colpetti leggeri, che attirarono l'attenzione dei fratelli. Grande fu la loro sorpresa quando videro che a bussare era stata...........»

«Da quel giorno Rodolfo Mario cominciò a sorvegliare la pericolosa vicina […] col cuore in gola, rintanato nel fondo delle crepa, la guardava come ipnotizzato. Quelle zampacce nere che stringevano intorno al collo il bavero di un soprabito stinto, gli facevano paura, se le sentiva addosso, gli occhi poi così gelidi avevano il potere, lì nel fondo della crepa, di paralizzarlo...»

«Rodolfo Mario cominciò a raccontare minutamente la brutta avventura che aveva vissuto. Raccontò dei dipinti, della tela abbandonata, della paura che fosse una trappola della Tarantola, del passaggio segreto, dell'angoscia vissuta percorrendo il cunicolo, della gioia provata uscendo alla luce, del ritorno a casa mentre rimuginava sui segreti che la villa nascondeva»
A cura di Valeria Raciti

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